Sarà che sono ritornata al cinema a vedere Venom 2, ma mentre leggevo questo testo, mi sembrava che tu, caro Marco lo leggessi con me.
Ad ogni capoverso, dalla mia schiena partiva il fantastico mostro nativo di un’altra galassia, che con la tua voce, confutava ogni affermazione…
Quindi, non mi rivolgerò al lettore medio generico a cui parla l’autore, ma a te caro Marco, padrino di battesimo di mio figlio, incontrato in parrocchia tanto tempo fa.
Costantemente mi obietti, come l’originale Venom della Marvel, la tua esperienza, quando atterrato il don Quicomandoioperchelaparrocchiaemia, ti sei allontanato anche da noi, accusandoci di adulazione e ingenuità. Hai avuto una figlia, una compagna e orgoglioso ma ferito, insegni la tua filosofia, anche tu, in fondo, meravigliosamente ateo, Innamorato di Dio e Appassionato del Prossimo…
Tante volte abbiamo discusso…Affermavi – come il figlio secondogenito della parabola, ma non ancora rientrato (sic!) – che “il potere a queste persone glielo diamo noi”, e se smettessimo di andarci a “confidare”, non saprebbero cosa fare….e ancora …”ma come fanno queste persone a parlare della solitudine delle famiglie, delle donne tradite prima nel cuore e poi con il resto, dei sogni smarriti dagli uomini dietro i loro errori, dei fallimenti degli anziani che vivono nei rimorsi e nei rimpianti, semplicemente basandosi su un repertorio di nicchia, e quanto mai risicato, di una media, che oramai in chiesa, ci arriverà davvero solo trascinata in una bara…spesso schiacciata da una vita che non avrà goduto e mai pensato come dono…?”
Oggi è la giornata che il nostro Papa ha voluto dedicare ai poveri…come può un uomo che Dio ha reso così ricco di tanti doni, una famiglia serena, genitori equilibrati, relazioni adeguate…poter solo immaginare il caos esistenziale che può portare in sè un individuo appartenente a quella parte della terra, che può essere anche l’appartamento di fronte, sicuramente meno “dotata” in partenza?
Caro Marco, sei arrabbiato e continui ironico a parlarmi della “solitudine del prete” che soffre tornando nella sua camera linda e profumata, ma non da lui, e ogni giorno magari ricerca estasi, in cose e persone, quando invece ne ha assicurato il brevetto in esclusiva a un Altro…
Può un uomo che fa il prete saper dire qualcosa a una persona che cerca di vivere la sua vita di fede in un mondo così competitivo e arrogante come quello di tantissimi sistemi produttivi?
Può un uomo che vive i suoi anni su altari e sacrestie, capire una donna che deve bilanciarsi tra: 1. relazioni in crisi e instabili, dal retrogusto fallimentare – 2. figli che, tra il mettere in salvo un iphone e la propria madre, non esiterebbero un attimo (non certo per la madre) – 3. una precarietà esistenziale in cui ogni giorno deve ricercare la misericordia intrecciarsi con la provvidenza, altrimenti impazzisce?
Questo, mi dici, caro Marco, non è solo il lavoro di autocompiacimento, di un uomo che ha un ricordo romantico del suo 25esimo e vuole anche condividercelo?
Per molti versi la professione del prete è facile, almeno qui da noi: rischiano molto poco, approfittando del grande potere che hanno su coloro che sottopongono l’esame della propria vita al loro “giudizio ispirato”.
Possiamo dire che prosperano grazie alle “autorecensioni negative” di anime che sono in cerca di luce, refrigerio, inconsapevoli MIC in cammino, come tutti. E anche se spesso sono uno spasso da leggere e da ascoltare, la triste realtà a cui ci dobbiamo rassegnare, caro Marco, è che nel grande disegno delle cose, anche l’opera più mediocre ha molta più anima del nostro giudizio che la definisce tale, perché Dio è con noi, anche tramite loro…
Ma ci sono occasioni, come questa, in cui un prete qualcosa la rischia davvero…ad esempio, nello scoprire e nel descrivere il suo mondo, una confessione invertita…
Il mondo è spesso avverso alla verità e alla novità delle cose: se vogliamo novità migliori, caro Marco, dobbiamo sostenerle e crederci…di cuore!
Oggi pomeriggio mi sono imbattuta in qualcosa di nuovo, un pasto straordinario, una condivisione di provenienza assolutamente imprevedibile; questo intrecciare di storia personale e vita con Cristo, mi ha affascinata, perché è un’esperienza che respiro anch’io e che possiede un potenziale di crescita anche per me!
Certo, affermare che sia l’opera che il suo artefice, abbiano messo in crisi le mie convinzioni e scosso le fondamenta del mio essere, non sarebbe autentico…
In passato non ho fatto mistero del mio sdegno per alcuni atteggiamenti da casta dei vari don Chiseituchisonoio, ma ora, comprendo un po’ di più ciò che Gesù ha voluto operare dando loro questo enorme dono di farsi Carne tramite le loro mani…e non le nostre.
Non tutti possono diventare dei grandi preti, ma un grande servitore di Dio può celarsi in chiunque!
Quindi, caro Marco, è davvero un libro da ascoltare, perché è la sincera, umile partecipazione alla vita di un prete, non un santo, in cerca come te e me di Redenzione.