Testimonianze vocazionali
Missionari del Preziosissimo Sangue
“Conviene spedire Operai per ogni dove, affinchè col Divin Sangue si purifichi la terra”
Equipe Formativa
Seminario Maggiore C.PP.S
Secondo Anno
Terzo Anno
Quarto Anno
Quinto Anno
Sesto Anno
“Un lento cammino di maturazione nell’incontro personale con Gesù”
Mi chiamo Luigi De Fazio, sono diventato sacerdote a 29 anni. Sono calabrese di nascita, ma di origine pugliese; infatti, mia madre è di Bari e mio padre è di Francavilla Fontana, provincia di Brindisi.
Nel 1995 ho iniziato gli studi a Roma all’Università Pontificia Gregoriana e mi sono licenziato nella stessa nel 2002 in Teologia Fondamentale.
La mia vocazione è frutto di un lento cammino di maturazione nell’incontro personale con Gesù.
Frequentavo il quarto superiore quando per la prima volta mi nacque nel cuore l’idea di diventare sacerdote o comunque di dedicare la mia vita in particolare a Dio, la mia educatrice di Azione Cattolica mi fece riflettere sul brano del giovane ricco e da lì è cominciato questo lento e progressivo cammino di conoscenza della persona di Gesù.
Poi, nel 1992, mi sono iscritto all’università statale e ho frequentato la facoltà di Fisica. Terminati gli esami del terzo anno, all’inizio dell’ultimo anno, il quarto, ho lasciato tutto per entrare in seminario. Alla laurea mi mancavano sette esami.
Per diversi anni ho avuto accanto a me un’amorevole ragazza, la mia ex ragazza. Col passare del tempo e conoscendo meglio Gesù, capivo che la mia chiamata si orientava di più verso una consacrazione totale a Dio nel cammino del sacerdozio, nonostante il bene e l’amore che provavo per lei.
Lo strumento attraverso il quale Dio mi ha chiamato sono state alcune persone che mi ha fatto incontrare e che sono state fondamentali nel mio cammino di crescita umano e di fede.
Dopo un tempo di riflessione, intrapresi il cammino che mi ha portato a diventare sacerdote e Missionario del Preziosissimo Sangue, nonché quello che sono oggi.
Appena ordinato ho esercitato il mio ministero come Vicario Parrocchiale nella Parrocchia del Preziosissimo Sangue di Bari. Poi, dal 2006 sino al 2009 ho esercitato il mio servizio nella Provincia Italiana come Rettore del Seminario Maggiore. Sono stato parroco della Parrocchia del Preziosissimo Sangue di Firenze da settembre 2009 a settembre 2018.
Ciao a tutti, mi chiamo Emanuele e sono sacerdote dal 2016 nella Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue. Sono cresciuto al nord in una famiglia dalla cultura siciliana che ha provato, negli anni, ad indicarmi il Signore tra i valori importanti da seguire nella vita. In realtà è stato negli anni degli studi universitari che sento di aver iniziato davvero un percorso di fede, spinto dall’incontro con il mondo della sofferenza e dalla curiosità nei confronti di un uomo la cui vita mi è sembrata luminosa: Karol Wojtyla. L’incontro con questa figura tramite la lettura di alcune sue poesie e testi letterari, mi ha mostrato una bellezza che non osavo desiderare e ha smosso domande che non avevo ascoltato prima; spinto da questo – e dalle ferite della mia storia in cerca di risposte – sono entrato in un discernimento vocazionale e nel percorso formativo del Seminario dove ho riconosciuto la vita consacrata e il sacerdozio come la strada in cui vivere il mio rapporto con Dio, anche a servizio dei fratelli.
In questi anni ho avuto la gioia di vivere l’avventura della Parrocchia, con la quale occasionalmente ancora collaboro, ma soprattutto ho provato a prendermi cura dei giovani in discernimento nella comunità di Accoglienza; un’esperienza faticosa, ma anche tanto bella per essere stato testimone dell’incontro tra Gesù e l’umanità dei ragazzi che ho incontrato. L’aspetto più bello, tuttavia, non è la cura che ho potuto offrire ad altri, ma quella che sento di aver ricevuto dal Signore in questi primi anni di ministero; una “cura” che in un primo momento non sempre ho capito, ma che ho riconosciuto lungo la strada come Misericordia per me, e questa novità è bella perché approfondisce lentamente il rapporto personale con Dio. Questi “cambiamenti” oggi sono chiamato a continuare a viverli nel nostro Seminario Maggiore dove, dal mese di Settembre, vivo come vicerettore per collaborare al cammino di accompagnamento dei seminaristi. Un tempo nuovo e bello che sono curioso di vivere.
“Guardate a Lui e sarete raggianti”
Sono Federico, sono nato nel 1990 a Roma. Sono cresciuto nella serenità di una famiglia semplice, circondato da tanti parenti e amici, impegnato tra mille interessi. Sicuramente l’attività che mi ha segnato di più è stata lo scoutismo: ho potuto vivere tante avventure, fare tanti incontri significativi che mi interrogavano su ciò che è davvero importante per la vita, su ciò che le può dare sapore e senso.
Questa domanda si è fatta insistente, man mano che crescendo si è iniziata ad affacciare quell’età in cui bisogna iniziare a fare delle scelte serie. Per cosa vale davvero la pena vivere? Cosa voglio realizzare?
Ho passato anni a cercare di trovare il successo nello studio, ero brillante e pensavo che mi sarei costruito una carriera e un futuro. Pian piano ho iniziato a fare l’intellettuale, a sentirmi superiore agli altri. Questo col tempo mi ha reso duro e pieno di me. E nelle amicizie e nelle relazioni continuamente, anche se non lo ammettevo a me stesso, chiedevo amore, stima, accettazione. Era come se sentissi il dovere di dimostrare al mondo di avere il diritto di esserci, dovevo essere eccezionale per essere accettato dagli altri. All’inizio sembrava filare tutto liscio, per un po’ si riesce a reggere il ritmo. Ma ad un certo punto la benzina è finita, perché ormai questo bisogno di essere perfetto aveva prosciugato ogni mia energia. Qualsiasi cosa facessi, qualsiasi risultato ottenessi non mi sembrava mai abbastanza, non mi portava da nessuna parte. La vita mi scivolava tra le dita e non sapevo come fare.
A un certo punto mi sono ritrovato bloccato, nello studio come nella vita. Non sapevo più che pesci pigliare. Erano finite le ideone su cosa fare o non fare. Questo mi ha permesso per la prima volta dopo tanto tempo di alzare lo sguardo in alto, di ricordarmi che c’era Dio. Iniziai a pregare, ho gridato a lui di salvarmi. Oggi posso dire che non aspettava altro, voleva che gli permettessi di entrare a far parte della mia vita!
In quel periodo ho vissuto una relazione importante con una ragazza. Stare con lei mi ha sfidato e “costretto” a iniziare a fare scelte sulla mia vita, su chi volevo essere. Tra molte difficoltà ho ripreso a studiare e a pensare concretamente al mio futuro lavorativo. Mi ha messo in questione, mi ha fatto desiderare una vita adulta, di uscire da tante immaturità in cui ero incastrato. Quando questa relazione è terminata ero deciso a continuare su questa strada.
E poi un bel giorno il mio migliore amico mi ha proposto di partecipare a una serie catechesi sui dieci comandamenti. Andai lì senza alcuna aspettativa, mi sembrava un argomento banale… E invece tornai a casa con una parola che aveva trafitto il mio cuore, che aspettavo da tanto tempo e io nemmeno lo sapevo: mi sentii chiamare alla vita. Un sacerdote sconosciuto quella sera mi aveva annunciato una vita piena, una vita da figlio di Dio. Credetti a questa Parola che splendeva di Verità, e da quel giorno ho iniziato un cammino di fede bello e intenso. L’incontro col Signore nei Sacramenti, nella Parola e nella Chiesa, in quelle persone concrete che toccavo con mano e mi testimoniavano l’Amore di Dio Padre, ha trasfigurato la mia vita. Quante menzogne, una ad una, hanno iniziato a sbriciolarsi! I prezzi che pagavo alle mie paure per rispondere a un’immagine di perfezione che pretendevo da me stesso e che puntualmente non bastavano mai non dovevano più essere pagati. C’era Uno che mi aveva voluto, che pensava che io fossi importante, che era bello che io ci fossi! Ho iniziato a vedere ogni aspetto della mia vita, anche quelli più amari, come un’opportunità da cui trarre frutto, da trasformare in una relazione col Signore, e sono diventati un’occasione per amare, per essere un dono per qualcuno.
Nei mesi successivi ho conosciuto una comunità di suore camilliane. Accompagnandole nel loro servizio ai malati ho avuto la grazia di stare alla scuola di un Amore gratuito che diventava cura per i malati, ma che soprattutto nutriva tanti cuori che mendicavano amore e attenzione.
Una sera, durante l’ultimo ritiro di questo percorso sui dieci comandamenti, una di queste suore mi fa conoscere il primo Missionario che abbia mai incontrato: don Giacomo. Dopo qualche tempo ho fatto un colloquio con lui, al termine del quale mi propose di partecipare a un Orientamento vocazionale. E così mi sono ritrovato ad Albano. Lì ho conosciuto don Daniele, al quale ho parlato di alcune domande che mi portavo nel cuore e col quale ho iniziato un cammino di discernimento vocazionale.
C’erano infatti degli incontri, delle esperienze, dei fatti che mi facevano pensare che il Signore mi stesse proponendo di incamminarmi verso la vita sacerdotale… ma Missionario io?! Ma dai! Io sono timido, cerco tanto di eccellere ma in realtà non mi piace mettermi in mostra… ti pare che mi mandi in giro a predicare? E poi io non mi sopporto da solo! Tante volte non mi sento per niente amabile! E tu vorresti mandare proprio me ad annunciare il tuo Amore? Ma chi te lo fa fare?
Poi don Daniele mi propose di partecipare a una settimana di Esercizi Spirituali. Ho avuto la possibilità di fare silenzio, di smettere di guardare a cosa mi sembrava possibile e impossibile, e mi sono messo ad ascoltare. Ho ripercorso la mia storia e ho contemplato la vicinanza di Dio, la sua cura per me, tutto quello che si era inventato per farmi arrivare lì, quel giorno. Per essere parte della mia vita. E nel mio cuore ho scoperto il desiderio di rispondere con tutta la mia vita questo Amore. La mia storia parla di questo tuo Amore per me, e io mi fido di te. Anche quando sei così inaspettato.
Pochi giorni dopo la fine degli Esercizi sono partito per la mia prima animazione a Mirto, in Calabria. È stata un’esperienza incredibile. Quell’Amore che mi aveva raggiunto e aveva donato pienezza e bellezza alla mia vita mi spingeva insieme a tanti altri fratelli ad incontrare i suoi figli, perché potessi annunciare a tanti ragazzi, bambini, uomini e donne il proprio infinito valore: ogni singola goccia del Sangue di Cristo!
Nei mesi successivi ho vissuto altre attività ed esperienze vocazionali con i Missionari. Poi il 12 gennaio 2019 sono entrato nella Comunità di Accoglienza ad Albano. È stato un periodo di formazione e di ulteriore discernimento, in cui ho potuto vivere più da vicino la vita missionaria, la nostra spiritualità, il carisma, la vita comunitaria, ho ricevuto il dono di tanti fratelli per i quali non benedirò mai abbastanza il Signore. È stata un’avventura intensa, piena di momenti vissuti tra missioni, oratori, campi estivi, predicazioni, esperienze di servizio, studio, e momenti di preghiera e di riflessione, per guardare “nella verità” a noi stessi e alla nostra storia, e per camminare con Dio nella nostra vita, in ciò che ci sfida come nei nostri punti di forza.
Ed eccomi qui, oggi, all’inizio del mio percorso di formazione nel Seminario Maggiore dei Missionari del Preziosissimo Sangue. Ti ringrazio, Signore, perché hai voluto camminare con me nella mia vita. Sei tu che mi conosci fin nel profondo del cuore e spezzi giorno per giorno le catene che mi tengono legato, sei tu che mi guidi e mi mandi per essere testimone del tuo Amore! “Siamo accesi dal tuo dono e subito andiamo” (S. Agostino).
“…ma era vera gioia!”
Mi chiamo Davide, ho 20 anni e sono di Putignano, in provincia di Bari.
Il 1° novembre 2017 ho incominciato un percorso di discernimento vocazionale nella nostra Comunità d’Accoglienza ad Albano Laziale dove sono stato in grado di prendere, a giugno, con il mio formatore don Emanuele, una decisione importante: entrare nel Seminario Maggiore dei Missionari del Preziosissimo Sangue a Roma, in cammino verso il sacerdozio. Sono convinto che ognuno di noi sia stato creato e dato alla luce con una missione ben precisa, con una vocazione tutta da scoprire e da vivere. Questo è quello che ho sperimentato nella mia vita. Sono nato e cresciuto nel quartiere di San Pietro Piturno, a pochi chilometri dal centro abitato di Putignano, un ambiente che ha plasmato il mio carattere fin da bambino e mi ha reso ciò che sono oggi. Ringrazio ogni giorno il Signore per il dono di quella particolare Comunità: per ogni singolo abitante, per le Suore Adoratrici del Sangue di Cristo che si sono susseguite nel corso dei decenni, per i catechisti, gli operatori pastorali e per il “Piccolo Grande Coro” di cui faccio parte, persone con le quali sono cresciuto e a cui sono particolarmente affezionato. Fin da piccolo, infatti, ho sempre frequentato la nostra chiesa grazie agli insegnamenti, e a volte anche alle insistenze, della mia cara mamma; data l’età però, non capivo: frequentavo il catechismo, partecipavo alla messa domenicale e alle varie attività in maniera totalmente passiva. Perché voglio diventare sacerdote, e perché proprio nella famiglia del Preziosissimo Sangue? Grazie ad un invito e ad un incontro che hanno inaspettatamente non cambiato, ma stravolto la mia vita! Doni gratuiti di Dio, donati in un determinato periodo della mia vita. L’invito risale a giugno del 2014 quando una nostra suora Adoratrice ha deciso di invitare me e un altro ragazzo agli esercizi spirituali ad Albano Laziale. Avevo 15 anni e per me era un’esperienza nuova, che non conoscevo ma mi fidai e decisi lo stesso di partire. Una settimana ricca, piena di Cristo e della Sua Parola in cui ho veramente sentito il grido del Signore che mi chiamava a qualcosa più grande di me, quello stesso grido che ho risentito in maniera più chiara, più limpida (perché avevo aperto sempre più il cuore) ad agosto dell’anno successivo, a Giano dell’Umbria, nella nostra casa di fondazione durante un altro corso di esercizi spirituali. L’incontro, invece, risale a luglio (sempre del 2014) con un nostro Missionario. In quella semplice chiacchierata, non riuscivo a distogliere i miei occhi dai suoi: avevano una luce particolare, una luce che non avevo visto in nessun altro prima di quel momento. Non era semplice felicità (a volte temporanea e passeggera), ma era vera gioia che ha “contagiato” anche me. Da agosto 2015 questo “grido del Signore” non poteva più restare dentro di me, ma dovevo condividerlo con qualcuno. Come quando uno ha una bella notizia, non la dice subito a tutti perché ha paura che quella bellezza vada perduta, ma la rivela solo a pochissime persone. Così ho fatto. Condivisi questo mio desiderio con il mio Parroco e da quel momento, in maniera graduale, fino a novembre dello scorso anno, ci rendemmo conto che non era una “cosa passeggera” ma c’era un vero e proprio filo rosso che collegava la mia primissima gioventù, e tutto mi portava sempre in una certa direzione: Cristo Gesù, che mi ha chiamato, che mi ha amato e che ha custodito la mia vocazione fino a quando non fossi davvero pronto per riuscirla a comprendere quanto bastava per decidere di “prendere in mano la mia vita e farne un capolavoro”.
E ora, al primo anno di Seminario, dopo un serio discernimento, con la valigia carica di esperienze, incontri, volti gioiosi e legami stretti sono pronto a mettermi alla Sequela di Cristo e ad accogliere la volontà di Dio nella mia piccola vita.
“La bellezza che brucia il cuore”
Ciao, sono Leonardo Paolillo sono di Putignano, in provincia di Bari, ho 31 anni. Sono il secondo di tre figli di una famiglia normale che non mi ha mai fatto mancare l’amore, la voglia di vivere e soprattutto mi ha insegnato la bellezza di donarsi per gli altri. Penso di essere un ragazzo come tanti a cui piace leggere, scherzare, giocare, passare del tempo con gli amici, insomma nulla di eccezionale. Sono sempre stato colpito ed affascinato, da ciò che è bello, ed è proprio qui che nasce la mia vocazione.
Dentro di me però ho ininterrottamente avvertito una insoddisfazione di fondo, non riuscivo mai ad essere felice fino in fondo, non mi mancava niente, giocavo a calcio, avevo degli amici straordinari ma il mio cuore non era mai contento mai sazio cercava sempre qualcosa di più. Le cose non mi bastavano mai, non riuscivo a godermi la bellezza di tutto quello che mi circondava, dopo aver visto un bellissimo paesaggio desideravo subito vederne un altro, dopo una bella chiacchierata con gli amici ne volevo subito fare un’altra, dopo una partita volevo farne un’altra. La mia vita scivolava via in questa maniera e non riuscivo a fermarla. Non essendo mai pago, all’età di 19 anni, ho quindi deciso di iniziare a prendere finalmente sul serio una cosa che ho sempre fatto nella mia vita: andare in chiesa ed essere impegnato nelle attività parrocchiali (frequentavo la parrocchia di San Filippo Neri affidata ai Missionari del Preziosissimo Sangue). Mi chiedevo come mai lo stessi facendo? E capivo che ci andavo solo perché la mia famiglia mi aveva sempre spinto a frequentare la parrocchia ma ciò non mi basta più. Così ho iniziato a leggere i Vangeli in maniera più attenta ed ho scoperto qualcosa di strano: la cosa mi piaceva ed ero affascinato da questo Gesù, che vedeva sempre qualcosa di bello in tutti, che nel deserto pregava da solo, che si arrabbiava, che piangeva, che andava alle feste, che prometteva una gioia inesauribile. Ho incominciato a pregare seriamente sfidando Dio chiedendogli di dimostrarmi se questa felicità promessa fosse reale. Più pregavo e più il mio cuore bruciava di gioia cosi pregavo sempre più e mi sentivo cambiare. Questa vita di completo dono per gli altri, questo amore così bello, così puro, così profondo, questo Dio così vicino, mi faceva sentire completo, amato per quello che sono, perdonato, salvato, tanto da acquietare e riempire di gioia il mio cuore, ed a pensare di entrare all’età di 20 anni in seminario. Ma preso dalla paura e dall’immaturità non l’ ho fatto. Passato qualche giorno decisi di iniziare gli studi di Filosofia nella speranza di trovare qualcosa di così bello ma non sono mai riuscito a scorgerla.
Nello stesso tempo ho smesso di pregare, ho smesso di credere in quella bellezza che mi aveva bruciato il cuore.
Non pago mi sono fatto sedurre da ciò che il mondo mi offriva perché non volevo accettare quello che il mio cuore continuava a suggerirmi. Alla fine sono ricaduto in quella ricerca affannosa, in quel vortice pieno di ansia di voracità che non aveva mai fine.
Al termine dei miei studi in filosofia ho iniziato un master in HR (gestione delle risorse umane) ed una volta finito ho intrapreso il percorso lavorativo.
Ma le cose non cambiavano anzi la ricerca continuava sempre più e le domande sulla mia vita aumentavano e non finivano mai.
Stanco dell’essere mai pago mi son fermato ed ho ripensato a ciò che mi aveva reso davvero felice nella vita.
E con la mente sono tornato indietro all’età di 20 anni a quella bellezza a quel sentirmi completo amato per quello che sono, perdonato e salvato.
Così ho ripreso a pregare mettendomi davanti al tabernacolo, tornado a sfidare Gesù chiedendogli di dimostrarmi se le sue promesse fossero vere, ad ascoltare il piacere di stare con lui, ed il mio cuore è tornato a bruciare.
Dopo 3 anni di un lungo e approfondito discernimento ho smesso di cercare ed ho deciso di seguire Gesù, colui che fa bruciare il mio cuore per scoprire sempre più la vera bellezza del regno nella famiglia dei Missionari del Preziosissimo Sangue.
“Il piccolo nulla!”
Non è stato semplice scrivere questa testimonianza, spesso è difficile ricordare e mettere insieme tanti momenti straordinari della propria vita nei quali Dio è entrato nella tua storia e ti ha stravolto l’esistenza. Non viene spontaneo raccontare a qualcun’altro la propria esperienza di conversione, l’essersi riavvicinato dopo anni ad un Dio che ti ama dall’eternità, che ti perdona nonostante tu l’abbia sempre rifiutato e messo da parte. Sono proprio queste storie però che toccano il cuore, magari anche il tuo, perché ricordano che Dio da un momento all’altro, senza che te l’aspetti, irrompre fortemente nella tua quotidianità sconvolgendo il tuo vivere e cambiando radicalmente le tue giornate. Anch’io sono sempre rimasto affascinato dalle forti testimonianze di grandi “cadute da cavallo”, di miracolose conversioni, di totali cambiamenti di vita per seguire il Signore! Però mi dispiace deluderti, ma questa non è la mia storia. Non è stato semplice scriverti questa testimonianza, perché a volte è più semplice trovare Dio nella straordinarietà degli eventi, piuttosto che nell’ordinaria routine quotidiana in cui tutti noi viviamo. Non sono qui per testimoniarti della mia storia lunga e travagliata, della mia conversione improvvisa e inaspettata, ma dei miei normalissimi diciannove anni di vita vissuti mano nella mano con Dio. Mi chiamo Nicola Antonio, sono nato a Napoli il 19 marzo 1998 e sono originario della provincia di Benevento. All’età di sei anni mi sono trasferito a Roma insieme alla mia famiglia, e proprio allora ho conosciuto i Missionari del Preziosissimo Sangue nella loro parrocchia di San Gaspare del Bufalo che sin da subito ho iniziato a frequentare attivamente. Dopo essermi diplomato nel luglio 2016, ho preso la decisione di entrare nella comunità di Accoglienza ed iniziare questo cammino di donazione totale della mia vita a Dio. Fine. Cosa c’è di tanto straordinario in tutto questo? Quali grandi avvenimenti significativi sono avvenuti tanto da poter rendere questa testimonianza forte ed incisiva? Eppure nonostante ciò eccomi qui, in seminario, desideroso di seguire un Dio che non ha stravolto in modo eclatante la mia vita, ma che giorno per giorno, nel silenzio, ha parlato al mio cuore, manifestandosi attraverso le cose più semplici, quotidiane. La mia vita è stata molto tranquilla, ordinaria, le giornate sono trascorse ripetendo continuamente sempre le stesse cose, vedendo le stesse persone,frequentando sempre gli stessi luoghi e avendo sempre accanto lo stesso Dio. Un Dio silenzioso che c’è sempre stato, anche nei momenti più difficili, nella solitudine e nella malattia, presente anche se assente, un Dio che senza fare rumore si prende cura di te, e in cambio non chiede nulla, solo un po’ di fiducia in Lui, solo un po’ di incoscienza che ti porti a compiere quei piccoli e quotidiani salti nel vuoto sapendo che ci sarà sempre Lui a prenderti e a proteggerti. Voglio che da questa testimonianza ti rimanga un solo messaggio: Fidati! So bene quanto sia difficile vincere le paure del fallimento, della solitudine, dell’abbandono, quanto sia complicato accettare una grande sofferenza sia fisica che spirituale, ma ricorda che nulla accade per caso, neppure i più piccoli e insignificanti avvenimenti quotidiani nei quali è possibile scorgere la presenza di Dio. Ti auguro di raggiungere la consapevolezza di essere figlio, di non essere Dio, di essere un “piccolo nulla” nelle mani di un Padre che può tutto e che si prende veramente cura di te.
“…ti voglio bene”
Sono Francesco Albertini ho 26 anni e attualmente sto vivendo il mio quarto anno di Seminario.
Prima di arrivare qui, nella realtà dei Missionari del Preziosissimo Sangue, mi sono diplomato in Rilievo e Catalogazione dei Beni Culturali, frequentando la sezione sperimentale di liceo artistico a Pomezia (Rm). Successivamente ho frequentato per tre anni la facoltà di Filosofia: il primo anno alla Sapienza e gli altri due presso l’università di RomaTre. Il mio tempo, prevalentemente, si è sempre diviso tra lo studio e l’attività parrocchiale. Sono stato per 7 anni animatore nella parrocchia di San Benedetto abate, a Pomezia. Nonostante una vita carica di soddisfazioni e gioie, nel corso degli anni, si faceva sempre più forte la voce di Dio dentro di me e colgo l’occasione per condividervi un po’ quella che fu la mia reazione: «Parliamoci chiaramente: Signore sei Tutta la mia vita!, ti voglio bene! ma donarmi totalmente a Te, addirittura, mi sembra un po’ troppo. Non mi fraintendere, lo sai, la mia vita è divisa tra studio e parrocchia, vivo per il servizio dell’animazione, ma forse esageri un pelino quando il mio cuore non trova pace, quando dormire diventa un problema, quando le mie aspettative e i desideri di gloria si scontrano con una realtà che la gente non reputa il massimo dell’ambizione! Signore mio, quante volte mi hai lasciato libero di fare questi discorsi per negare quelle domande che erano nel mio intimo: cosa vuoi per la tua vita? Cosa stai cercando? Intorno a queste domande sono riuscito a cucirmi tanti ruoli che a primo impatto sembravano perfetti per me e io sembravo un ottimo manichino sul quale potevano essere esibiti: sono stato lo “studente modello”, l’“eccentrico artista incompreso”, l’“animatore ideale che valuta tutti i rischi”; sono stato “il filosofo”, “il poeta”, “l’intellettuale apocalittico sulla cultura di massa”, “sono stato il figlio ideale”. Eppure solo Tu sapevi quanto avessi bisogno di assumere una forma, quanto Amore necessitava la mia vita perché, almeno per una volta, non avrei finto di essere o di fare qualcosa che non mi apparteneva. Conoscevi il mio bisogno di Verità, conoscevi l’esigenza di riscatto per la mia vita! Signore, sapevi già tutto ed io pretendevo già di comprenderlo, di dare un nome a tutto questo e costruire le fondamenta per una vita predefinita, seguendo il protocollo dell’anti-rischio. Signore, Tu avevi già posto nel mio cuore un’intima certezza: per quanto mi impegnassi a dare forma alla mia esistenza, per quanto cercassi un ruolo, un modo di stare al mondo, niente poteva cancellare il fatto che Tu avevi parlato al mio cuore, lo avevi sedotto nel servizio ai fratelli, nell’essere fratello maggiore, nel trovare la bellezza! Tutto può essere messo in dubbio tranne che Tu faccia parte della mia vita! Cosa stai cercando? Cosa vuoi per la tua vita? Voglio la Verità, la Via e la Vita che mi appartengono, che Tu Signore plasmi, con eterna pazienza, tutti i giorni. Perché dovrei ancora negare che cerco Te, Signore, che cerco il Tuo Volto?».
“Se Lui chiama, io non rispondo!”
Mi presento: mi chiamo Luca, ho 31 anni, vengo da Cesena e sono al quarto anno di Seminario.
Sono cresciuto in una famiglia che non mi ha mai fatto mancare nulla, nemmeno il superfluo, e che mi ha sempre educato alla fede e ai valori religiosi. Ho vissuto un’infanzia tranquilla, ricca di sogni nel cassetto e progetti: sono passato dal voler essere “dottore degli animali” a voler fare l’attore, e poi l’interprete. Quest’ultimo si stabilì con prepotenza nel mio cuore, all’età di 9 anni, dopo la prima lezione di inglese, a scuola. Insomma un amore a prima vista, che è durato a lungo. Ho iniziato a studiare le lingue già alla scuola media: inglese, francese, spagnolo, tedesco… quanto mi piacevano! Ero portato, non lo posso negare! Avrei studiato lingue straniere per ore intere. Proseguì lungo questa strada anche al liceo, fino a quando, l’ultimo anno, qualcosa venne a incrinarsi. Era come se questo amore fosse finito da un momento all’altro e sentissi il bisogno di gettarmi in una nuova avventura… Ma quale? Dato che non riuscivo a collocarmi in un ambito diverso dalle lingue straniere, decisi di proseguire con lo studio delle lingue finché non avessi fatto chiarezza. Provai, così, il test d’accesso alla Scuola Superiore di Lingue Moderne per Interpreti e Traduttori e fui preso: ma, da allora, è iniziato il periodo più difficile della mia vita. L’insoddisfazione cresceva, l’autostima si abbassava, mi ero buttato sul cibo per cercare di trovare lì una via di fuga. Ringraziando Dio, accanto a questa valvola di sfogo malata, ne avevo una sana: la parrocchia. Seguivo un gruppo di ragazzi di Azione Cattolica. Era una cosa in cui credevo tanto, dove mi divertivo a dare sfogo al vero Luca, alla mia vena artistica e creativa, alla mia immaginazione, senza quelle maschere che mi costringevo a portare, come se da queste potessi trarre beneficio.
Terminati gli studi fu il momento di trovare lavoro: più cercavo meno trovavo. Nulla di nulla. Inutile dire che, per tutto questo, la prima cosa che ne ha risentito è stata proprio la fede che avevo cominciato a vivere passivamente. Poi, però, 4 anni dopo, accadde qualcosa che mi sconvolse la vita. Per festeggiare i 60 anni della parrocchia il mio parroco decise di mettersi in contatto con i Missionari del Preziosissimo Sangue per avere una settimana di animazione e di festa. E così, dal 17 al 24 marzo 2013 un gruppo di 24 Missionari invase il territorio. Ce n’erano di tutti i tipi: giovani, adulti, famiglie, coppie di fidanzati, seminaristi… ma tutti con lo stesso comune denominatore: la Gioia. Ebbene sì, loro avevano quello che mi mancava! A metà settimana feci un colloquio con il “Direttore”, don Domenico, il quale mi propose di fare insieme tutto il possibile perché mi potessi riappropriare della gioia che mi spettava. Mi fidai e cominciai a frequentare gli Orientamenti Vocazionali nella comunità di Albano Laziale e a partire per qualche missione. A poco a poco notai che qualcosa stava cambiando e, soprattutto, che stavo provando sentimenti nuovi e inaspettati quali il desiderio di poter dare al mio prossimo quello che loro stavano dando a me. Ma come laico non mi bastava, volevo qualcosa di più… perchè mi sentivo chiamato. Mi sentivo chiamato a testimoniare a tutti la bellezza dell’Amore di Dio, quell’Amore che sconvolge, stravolge i piani e riscalda il cuore. Niente male per uno che fino a pochi mesi prima commentava: «Se Lui chiama, io non rispondo»: le ultime parole famose! Ma sai perché è successo tutto questo? Perché non si può dire di no alla Sua chiamata. Puoi provarci inizialmente, ma poi arriva un punto in cui non puoi far altro che accoglierla e abbandonarti a Lui. Ed è così che oggi ho trovato finalmente quello che cercavo: la Gioia. E l’ho trovata dove non avrei mai pensato, dove non sarei mai voluto andare, al costo di sconvolgimento di piani e di progetti di una vita. Non potrò mai smettere di ringraziare Dio per questa “vocazione che non benedirò mai abbastanza!” (Ven. don Giovanni Merlini).
“Il Signore dal seno materno mi ha chiamato…”
Ciao, io sono Luca, ho 26 anni e sono un seminarista dei Missionari del Preziosissimo Sangue. Sono nato la mattina di Capodanno del 1992 circondato dall’odore dei fuochi d’artificio e dall’aria festante del periodo natalizio a Sora, e vissuto a Campoli Appennino, piccolo e suggestivo paese dai mille colori sulla valle degli Appennini in provincia di Frosinone. Nella mia vita San Gaspare Del Bufalo ha avuto sempre un ruolo fondamentale fin da quando ero bambino, perchè mio nonno ha ereditato la croce che San Gaspare scelse per benedire tutto il popolo nella missione che fece nel 1854 a Campoli. Fin da piccolo il giorno della festa del Santo, aiutavo sempre mio nonno nel portare la croce benedetta e ricordo ancora quella sensazione di amore e mistero che essa mi trasmetteva. Sono stato un bambino molto scherzoso e allegro, e finito la scuola, ho conseguito il diploma professionale nell’Istituto Alberghiero di Sora. In questo periodo cerco di capire qual è la mia strada, inizialmente facendo esperienza nel ristorante di famiglia, e poi iscrivendomi alla Facoltà di Beni Culturali di Tor Vergata.
Nel periodo dell’adolescenza tutto cambia, a causa di vari problemi che hanno cominciato ha stravolgere la mia vita e la vita della mia famiglia, mi allontano dalla Chiesa, non volendo più sentire parlare di Dio. Stavo male, non riuscivo a capire quale fosse il senso della mia vita, e cosa volevo fare veramente. Nel settembre del 2012 però il giorno della festa di San Gaspare sentivo il desiderio di portare la croce almeno un’altra volta durante la processione. In questo giorno il Signore ha deciso di entrare in maniera decisa nella mia vita. Conobbi i Missionari C.PP.S., e rimasto colpito dalla loro gioia, iniziai ha frequentare i loro ritiri e conoscere la loro spiritualità.
A gennaio 2014, durante la Solenne Veglia Eucaristica del grande Convegno Giovani USC di Frascati per i giovani, il Signore mi fece provare una pace che mai avevo sperimentato prima, facendo scuotere dentro di me il desiderio di conoscere il progetto a cui mi stava chiamando. Iniziai così con il mio padre spirituale don Domenico d’Alia un tempo di discernimento profondo scandito da momenti di gioia immensa ma anche da momenti difficili, di incertezza, di paura. Fondamentale per la mia scelta vocazione fu il ritiro a Giano dell’Umbria, chiamato «i sentieri dello Spirito», nel periodo di maggio, in cui lo Spirito del Signore mi fece prendere la decisone più bella, seguirlo! Due mesi dopo partecipai agli Esercizi spirituali che mi donarono la consapevolezza e la sicurezza della scelta che avevo fatto.
Oggi sono felice! Fiducioso, pieno di curiosità e meraviglia percorro deciso il cammino verso la meta più grande: diventare sacerdote missionario del Preziosissimo Sangue, per far intenerire, come diceva Gaspare, ogni cuore al Sangue Preziosissimo di Gesù.
“Farmi santo compiendo la volontà di Dio”
Presentarsi in poche righe non sempre risulta facile, ci sono così tanti eventi vissuti, storie incontrate, che hanno segnato la propria vita; indirizzandola verso quella scelta, che la rende bella e ricca di quel senso di pienezza e completezza che tanto andiamo cercando. Mi chiamo Oscar Giacomo Ligato, ma per tutti sono semplicemente Oscar, ho 29 anni e sono siciliano, esattamente di Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina.
La mia storia vocazionale non è nulla di particolare, non è frutto di una conversione folgorante, ne tanto meno è nata all’ombra del campanile. Semplicemente c’è sempre stata, come un qualcosa che doveva maturare e crescere nel tempo e nella Grazia di Dio.
Sono cresciuto nella fede e umanamente in un normale gruppo giovanile nella mia parrocchia. Ho studiato e lavorato come tanti ragazzi della mia età, e nel frattempo mi sono posto alcune domande sulla mia vita e su come potevo impegnarla per renderla piena e felice. Tante potevano essere le possibilità di scelta, ma quella di consacrare la mia intera esistenza al servizio di Dio e dei fratelli non era proprio presa in considerazione; anche se sentivo nel profondo del mio cuore che Gesù mi chiedeva di scegliere solamente Lui e di seguirlo ovunque mi avrebbe chiesto di andare.
Naturalmente prima di arrivare a scegliere il sacerdozio e come missionario, è stato necessario un attento discernimento e accompagnamento vocazionale con l’aiuto del mio padre spirituale e di chi ha curato la mia formazione globale.
Ora mi trovo qui al terzo anno di Seminario, a percorrere insieme ad altri fratelli l’obiettivo che mi ero prefissato nel momento in cui ho deciso di seguire Gesù, cioè farmi santo compiendo solamente la Volontà di Dio.
“Allora Gesù, fissatolo, lo amò”
Ciao a tutti! Mi chiamo Pasquale Rispo, ho 30 anni e sono della provincia di Napoli, precisamente di Giugliano in Campania. Molti chiamano questa terra: la terra dei fuochi. Sin dalla tenera età sono stato attratto “dalle cose di Dio”, anche se la mia famiglia non era molto praticante ed io, di certo, non ero un “santino”, anzi, qualcuno direbbe un “piccolo diavolo”. Vivevo un senso di inquietudine interiore. Ciò nonostante iniziai a frequentare l’Azione Cattolica e, grazie al mio temperamento “battagliero”, presto mi ritrovai ad essere educatore in oratorio e ministrante in parrocchia. Così iniziarono i primi contatti più profondi con la Sua Parola e con la celebrazione Eucaristica.
Il Signore iniziava a mettere qualche piccolo seme dentro di me. Lentamente iniziavano a vedersi i primi cambiamenti. Ma il Signore aveva ancora tanto da lavorare. Iniziai a parlare con un sacerdote di tutti gli interrogativi che mi portavo dentro, di quella calamita, di quel sentirmi attratto da Lui. Ricordo la prima volta che parlai di Seminario ai miei genitori. Mi risposero: «È presto. Sei piccolo!». Intanto crescevo, studiavo e lavoravo, mentre lentamente Gesù mi modellava secondo la sua volontà come il vasaio con l’argilla. Durante la mia giovinezza ho attraversato un periodo di crisi che mi ha portato ad allontanarmi un po’ dalla fede. Non capivo più cosa il Signore mi stesse chiedendo. L’inquietudine aumentava, non solo perché ero distante dai sacramenti, ma anche per la tanta sofferenza che mi portavo dentro. Nel frattempo iniziai a frequentare un gruppo di amici con il quale ogni weekend e nei giorni festivi trascorrevamo intere giornate a Roma. Lì conobbi una ragazza che frequentai arrivando poi al fidanzamento. Tutto questo, però, durò poco perché non era la mia strada. Il profeta Isaia dice: “perché i miei pensieri non solo i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie”. Così è stato.
Durante un periodo difficile della mia vita, in maniera provvidenziale, conobbi un sacerdote del mio paese. Passando fuori dalla sua parrocchia sentii dentro di me un forte bisogno di confessarmi e così entrai. Lui mi conosceva solo di vista, gli chiesi di confessarmi e subito si rese disponibile. Lì incontrai la misericordia di Dio che mi lavava con il Sangue Prezioso. In maniera graduale mi riavvicinai alla fede e compresi che ero inquieto perché non c’era Lui nella mia vita. Quel germe di vocazione che pensavo di aver perso divampò in maniera forte. Decisi di parlarne con questo sacerdote che Dio mi aveva messo accanto e lentamente presi sempre più consapevolezza del tesoro che Dio mi aveva offerto e messo nel cuore. Alla domanda del Signore: «Vuoi seguirmi?». Risposi: «Sì!». In preghiera chiesi al Signore: «Dove vuoi che io realizzi la mia vocazione?». La divina provvidenza mi fece incontrare i Missionari del Preziosissimo Sangue. Ho iniziato con loro un cammino di discernimento vocazionale che mi ha portato a comprendere che il Signore mi chiamava lì. Così il 7 novembre del 2015 sono entrato in Accoglienza. Il 26 settembre 2016 ho, invece, iniziato il Seminario Maggiore per continuare la formazione e frequentare gli studi di Filosofia e Teologia.
In questi anni il Signore mi sta benedicendo e arricchendo con la sua grazia e la sua bontà. Rendo grazie al tuo nome per la tua fedeltà e la tua misericordia (Sal 138).
“Hai spezzato le mie catene”
Sono Alessio Bernesco e sono nato a Roma il 17 dicembre 1983, da un parto gemellare. L’altro bambino purtroppo è morto durante la gravidanza. Penso che questo fatto possa aver influenzato molto la mia crescita, infatti sin da bambino manifestavo un carattere molto vivace ed irrequieto. All’età di 13 anni inizio un’adolescenza di strada, a dare problemi a scuola e il mio comportamento era al limite del delinquenziale.
Con il passare degli anni, ho iniziato a frequentare assiduamente le discoteche, non volevo sentir parlare di Dio, denigravo i Cristiani e la mia bocca era quotidianamente piena di bestemmie. Il mio cuore era indurito, di pietra, per i molti peccati commessi e per le ferite che avevo. Verso i 17 anni, una signora, mamma di un mio caro amico, si era resa conto della strada che stavo prendendo e ogni volta che mi vedeva mi invitava ad andare con lei in un gruppo di preghiera e fu così insistente che dopo un po’ mi lasciai convincere.
Lì su consiglio di un ragazzo, feci l’esperienza che mi cambiò la vita.
Dopo anni mi andai a confessare; ebbi subito una sensazione di pace e libertà e lì scopri che la confessione non è un giudizio ma un incontro! Il sacramento della confessione è veramente un sacramento di guarigione, dove poter sperimentare l’amore di Dio.
Dopo quest’esperienza iniziai gradualmente ad andare a messa, a confessarmi, e dopo qualche anno di cammino altalenante all’età di 21 anni inizio un serio cammino di fede grazie anche al dono di un Padre Spirituale. Oltre alla guarigione del cuore e tutto ciò che ne consegue, comincio a sentire la chiamata di Dio verso il sacerdozio; e qui inizia una mia ribellione nei confronti di questa chiamata che dura quasi 10 anni; avevo il mio progettino di vita, un bel lavoro, una bella macchina, le occasioni con le ragazze non mancavano e di questa chiamata non ne volevo assolutamente sapere…tutto tranne quello!
Quella chiamata però iniziava a farsi sentire sempre più forte ed inizia a scappare, nel vero senso della parola: Cuba, Repubblica Domenicana fino poi andare in Africa, in Kenya, da solo, dove però un’esperienza profonda di umanità e carità mi fece pian piano desiderare di rispondere sì a quella chiamata. Avevo però bisogno di un’ulteriore esperienza, e fu cosi che il mio Padre Spirituale mi propose un viaggio in Terra Santa; è lì che la chiamata del Signore riceverà il suo sì, nell’ultimo giorno di pellegrinaggio, precisamente sulla tomba di Lazzaro (io sono nato il giorno di San Lazzaro).
Dopo tanti anni di fuga e ribellione finalmente la felice resa, scoprendo che rispondere sì alla sua chiamata era semplicemente il mio desiderio più profondo.
E dopo questa felice resa… eccomi qui, nel terzo anno di Seminario.
“Davanti a Te ogni mio desiderio!”
«I vostri ardenti desideri ci sembrano delle mani invisibili, con le quali bussate ad una porta invisibile perché invisibilmente vi si apra e invisibilmente possiate entrare» (Sant’Agostino, commento al Sal 103). Sono state proprio queste “mani” a cercare per me la mia felicità! Parlare della propria vocazione non è mai facile poiché significa parlare di ciò che c’è nell’intimo del proprio cuore.
Mi chiamo Mattia, provengo dalla diocesi di Lanciano-Ortona (CH), in Abruzzo, ed attualmente sono un Seminarista C.PP.S. al primo anno della Licenza in Teologia Dogmatica, presso la Pontificia Università Gregoriana.
La più bella scoperta che ho fatto nel mio cammino è che Dio ha sempre avuto a cuore i miei desideri, con pazienza e con amore mi ha aiutato a riconoscerli e a prendermene la responsabilità: alla base della mia scelta, infatti, c’è un desiderio di vita piena e felice che all’inizio non riuscivo ad identificare. Cresciuto in famiglia, dopo aver concluso gli studi liceali mi sono trasferito a Roma dove ho conseguito il diploma di laurea magistrale presso l’Università “Sapienza” e nel contempo ho perfezionato i miei studi in pianoforte presso il Conservatorio. Negli ultimi anni dell’università iniziai ad avere un pensiero costante; la sensazione che mancasse qualcosa, quel qualcosa che potesse rendermi veramente felice. Questa inquietudine che avevo dentro mi spinse a chiedere aiuto ad alcuni sacerdoti tra cui, non per ultimo, un missionario del Preziosissimo Sangue che cominciò, di lì a poco, ad accompagnarmi spiritualmente verso un cammino di rinascita. È stato un periodo molto intenso, un cammino di vero discernimento. Quel Dio che incontravo settimanalmente a messa, iniziava a presentarsi in un modo del tutto diverso, si manifestava in un modo del tutto nuovo e vivo nella mia vita. Attraverso la Scrittura, il Signore iniziava a dare risposta alle mie inquietudini, ai miei dubbi, ai problemi concreti con i quali convivevo: mi stava aiutando a conoscere e ad amare non solo Lui ma anche me stesso e la mia stessa vita. Mi colpiva il fatto che ci fosse sempre una Parola che, provvidenzialmente, rispondeva a ciò che vivevo: Dio entrava nel mio quotidiano; più Gli davo spazio e più cresceva il desiderio di stare con Lui: mi era ormai chiaro, infatti, che fosse la Sua presenza e non ciò che facevo a dare un senso alle mie giornate, a renderle interessanti, belle o faticose che fossero. Davanti a questa relazione tutto passava in secondo piano.
Insomma… quel desiderio di pienezza che sentivo e che non mi dava pace trovava appagamento nella preghiera.
A questo punto, dopo un lungo e profondo discernimento-particolare con il padre spirituale, dopo alcune esperienze vocazionali, iniziai il cammino di formazione presso la comunità di Accoglienza del Seminario C.PP.S. ad Albano Laziale.
Io, effettivamente, ho solo scelto di stare con il Signore; il Seminario C.PP.S. e la sua “missionarietà” ne sono, diciamo, la conseguenza ed il presupposto di un solco profondo in cui il seme custodito ha la possibilità di germogliare e diventare fecondo. La vita di formazione, dapprima in accoglienza ed ora in Seminario, mi aiuta a custodire la mia appartenenza al Signore, quella appartenenza dalla quale e attraverso la quale nasce e si rafforza sempre più il legame con il mondo, il legame con l’altro: in Dio amiamo ogni uomo perché Lui lo ama e intercediamo attraverso la fedeltà a ciò che la vita ci chiede, ossia, nient’altro che, in parole povere, la comunione dei santi. Amore per Dio e per la Chiesa, in un contesto relazionale forte, attraverso una ricerca vera: questa è stata la vita di Sant’Agostino. E questo era quello che cercavo e che continuo quotidianamente a rinforzare. «Signore, davanti a Te ogni mio desiderio» (Sal 37).
In fondo, non è altro che la sintesi della mia vita con Dio.
“Perché non si stanca di stare alla nostra porta”
«Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (Ap 3, 20). Sia lodato Dio, nostro Padre, per la Sua grande pazienza, perché non si stanca di stare alla nostra porta e di bussare. Mi chiamo Federico e il Signore ha cominciato a bussare alla mia da quando, piccolo, andavo a catechismo e il nostro “don” ci spiegava che quella particola bianca, dopo essere stata consacrata, non rappresenta Gesù, ma è Gesù: proprio lui, vivo e vero! Il sacerdozio, però, è un sogno così grande, che da piccoli non è facile da capire e da abbracciare.
Ho seguito allora le mie inclinazioni naturali e, dopo il liceo scientifico, mi sono iscritto a Biotecnologie, dove ho potuto vedere con i miei occhi, attraverso un microscopio, le minuscole meraviglie del Creato. Mentre terminavo la laurea triennale ho incontrato i Missionari del Preziosissimo Sangue, nelle persone di don Domenico d’Alia e di don Settimio Carone, che ai tempi era “solo” Settimio e che ribolliva dell’esuberanza della prima giovinezza. Ed è stata una folgorazione: nessuno mi aveva mai detto che Cristo si può amare (anche) “di pancia”! Rompere gli schemi e accettare una chiamata, per quanto entusiasmante sia, non è però sempre facile. Passato il trasporto iniziale, mi sono lasciato frenare dalla paura di una possibile, radicale scelta e ho continuato con la vita di tutti giorni, che è passata per la laurea triennale e quella specialistica. Il Signore opera in molti modi, compreso quello di assecondare la nostra testardaggine e concederci quello che chiediamo. Ho così ricevuto un’offerta per iniziare un dottorato in Germania, che ho subito accettato. L’esperienza tedesca, durata cinque anni, è stata molto importante per la formazione della mia persona e del mio sguardo sul mondo, ma non sempre è stata un’esperienza facile. Le difficoltà di vivere per la prima volta da solo, in un paese straniero, unite a quelle di imparare un lavoro impegnativo mi hanno portato ad affrontare un periodo di depressione. Ma proprio in questa “notte del cuore” ho avvertito con certezza che Dio non abbandona i suoi figli. Grazie al supporto della mia famiglia, unito a quello dei miei amici, a un percorso psicologico serio e al cammino spirituale in parrocchia, sono riuscito a ritrovare il gusto del mio lavoro e un buon equilibrio nella vita. Tanto che alla fine del dottorato pensavo di continuare a lavorare nell’ambito della ricerca. Ma, come dicevo, il Signore opera in molti modi, compreso quello di usare la nostra testardaggine per offrirci quello che ha sognato per noi. È stato infatti a causa di un colloquio di lavoro, dove mi è stato detto: “Il posto è suo, ma si guardi in giro per vedere se è attirato da qualcos’altro. Vogliamo che, se decide di venire da noi, sia convinto della sua scelta”, che ho nuovamente contattato i Missionari, dopo un silenzio durato sette anni, per riprendere quel cammino vocazionale promesso da tempo.
Il Signore, che mi ha usato pazienza e mi ha guidato in una nuova famiglia, non si stanca di bussare ancora alla mia porta, ogni giorno, perché io gli apra e perché insieme sediamo alla Sua mensa.
“Scuoti la polvere ed alzati”
Mi chiamo Daniel e per raccontare la mia storia bisogna tornare indietro di 36 anni, al 1982 ed andare a Viterbo, dove sono nato il 5 settembre dall’amore di Luciano e Clara Maria. Il mio babbo è toscano, la mamma invece è arrivata molto giovane dalla Colombia, e così io ed i miei fratelli Gabriel, Maria Stefania e Giulia siamo cresciuti con il cuore e la mente sempre aperti ad un mondo che in fondo non è poi così grande.
Ho imparato a parlare spagnolo da bambino quando andavo a trascorrere l’estate con i nonni a Bogotà, e viaggiando avevo sempre il naso schiacciato sul vetro del finestrino, assetato di conoscere fino in fondo tutto quello che potevo osservare, anche se poi ero un “cucciolotto” timido che si rifugiava spesso dietro le gambe della mamma. Sono sempre rimasto quel ragazzo desideroso di infinito, che in questa grande ricerca voleva scoprire anche il suo posto nel mondo. Finito il liceo col massimo dei voti credevo di voler diventare un ingegnere brillante, per cui ho trascorso quattro anni a Perugia, ma il vero desiderio era di tenermi sempre libero nel weekend per tornare alle attività della mia parrocchia a Viterbo dove mi piaceva fare un po’ di tutto, dall’animazione in oratorio a suonare la chitarra, e dove sentivo di aver trovato uno spazio per essere pienamente me stesso.
Nel giro di un’estate tutto è cambiato… mentre mi accorgevo che forse avrei voluto cambiare qualcosa nei miei studi ho visto fallire – dopo 25 anni – il matrimonio dei miei genitori ed ho perso i contatti con mia madre che è tornata a vivere in Colombia, dovendo rimettere così in discussione tutto quello in cui avevo creduto fino ad allora. Ho provato ad assumermi delle responsabilità ed a rifugiarmi nelle soddisfazioni del lavoro, credendo di poter ricostruire qualcosa con le mie forze, e ho aspettato per quasi dieci anni che il tempo curasse quella ferita. Ma la ferita più grande era quella provocata dal mio stesso orgoglio che non voleva chiedere aiuto, e che mi ha allontanato giorno dopo giorno da tutto e da tutti. È stato un invito inaspettato a “cambiarmi la vita”: a Viterbo, a pochi metri dalla mia parrocchia, c’è una grande scuola delle suore Adoratrici del Preziosissimo Sangue, e poco prima del Natale 2012 una giovane suora appena arrivata, Francesca Palamà A.S.C., mi propose di andare insieme ad un grande Convegno di Pastorale Giovanile che si svolgeva all’inizio di ogni anno a Frascati, organizzato dai Missionari del Preziosissimo Sangue, dove avrei potuto incontrare gente nuova e ricaricarmi un po’. Una bomba di ricarica! Ricordo ancora il commento biblico di don Fabio Rosini, la riflessione del prof. Andrea Di Maio, l’energia del musical che avevano scritto gli stessi seminaristi, la gioia di tutti quei ragazzi nella confessione e alla veglia eucaristica dell’ultima sera…
Tra me e me ho pensato che era facile, in fondo, preparare un bello spettacolo anche se di tre o quattro giorni, ma che il difficile della vita era difendersi e resistere alle fatiche di tutti i giorni dell’anno. L’anno successivo sono tornato a Frascati con tutti i miei problemi ed anche questa volta il Signore si è fatto avanti con un angelo missionario – chissà quante volte già mi era venuto incontro e non me ne sono accorto –, don Daniele Bertino cpps, che quasi leggendo nei miei occhi il desiderio di saperne di più mi ha invitato prima ad un incontro personale ad Albano Laziale e poi a partecipare ad un’animazione in Romagna.
Queste esperienze sono state solo l’occasione per accendere in me il desiderio di fare ordine nella mia vita e l’inizio di un lungo anno di discernimento. Dalla convinzione di volere una famiglia e realizzarmi in un lavoro appagante, ho aperto la mente ed il cuore anche alla possibilità che le vie del Signore non fossero le mie vie, che quella voce che mi chiamava da sempre aveva pensato per me una vita tutta consacrata all’annuncio gioioso del Vangelo. Ho maturato questa certezza nell’estate, quando dopo gli esercizi spirituali ho deciso di partire da solo per un lungo pellegrinaggio che va dai Pirenei francesi fino a Santiago de Compostela. È stato lungo quegli 800 km, confortato dalla preghiera e dalle piccole grazie che ogni giorno la provvidenza mi regalava, che ho sentito la gioia ed il desiderio di abbandonarmi a Colui che non mi aveva mai abbandonato e continuava a guidare i miei passi molto più avanti dei miei stessi desideri, molto più in grande rispetto alle mie piccole paure, verso una meta troppo bella rispetto alla mia inadeguatezza. Ho scoperto che la mia vocazione non era una responsabilità come tutte le altre a cui ero stato chiamato, ma era l’Amore stesso che si stava presentando ed offrendo alla mia vita.
Ora sono al secondo anno di teologia, felice di poter cantare come il salmo 115: «Cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato? Alzerò il calice della salvezza, e invocherò il nome del Signore».
“Strumento inutile nelle mani di Dio”
Mi chiamo Marco Fiumara, nato a Messina e ho 24 anni. Dopo aver terminato gli studi superiori ho continuato a frequentare, nella classe di Pianoforte Principale, il Conservatorio di Messina. Sin dall’infanzia sono cresciuto secondo i valori cristiani grazie alla mia famiglia e, non per ultimo, alla parrocchia. Ho un bellissimo ricordo della Prima Comunione, in modo particolare dell’incontro con Gesù Eucarestia presente nel Suo Sangue e nel Suo Corpo. Nonostante tutto questo, subito dopo, per all’incirca un anno, abbandonai la parrocchia fino al momento in cui non iniziai a pormi delle domande sul perché l’avessi abbandonata e se effettivamente stessi prendendo in giro me o Dio. La risposta arrivò ben presto: “A Dio non posso prenderLo in giro, allora perché prendermi in giro da solo?”. E, così, tornai a frequentare la parrocchia iniziando ad offrire il mio servizio all’altare, subito dopo al coro e per ultimo come organista della parrocchia. Durante gli anni vari furono i problemi, gli ostacoli di cammino – personali e non – che mi portarono a vivere momenti di difficoltà che, però, riuscii a superare grazie alla preghiera attraverso la quale scoprii sempre più l’infinita grandezza e misericordia di Dio ed iniziai, così, a comprendere che mi stesse chiamando a qualcosa di grande.
Varie sono state le esperienze attraverso le quali ho potuto responsabilizzare e maturare sempre più la mia fede; dalla testimonianza “viva” di alcuni miei zii, catechisti, seminaristi e di sacerdoti rogazionisti con i quali iniziai a ri-scoprire il germe della mia fede e vocazione. Nel corso degli anni ho riflettuto sempre più sul cammino al quale il Signore mi stesse chiamando non abbandonando l’idea del discernimento ma, anzi, approfondendo come e dove mi stesse conducendo. Ben presto, grazie ad un’Animazione Giovanile svoltasi nella mia parrocchia, Santa Maria Incoronata – Camaro Superiore (ME), dai Missionari del Preziosissimo Sangue, sentii dentro di me di rimettere in discussione il mio cammino vocazionale e, di lì a poco, presi in considerazione la possibilità di intraprendere un serio discernimento per capire cosa il Signore volesse effettivamente da me. Un mondo nuovo, una gioia grande, un amore e una passione che travolgono il mio cuore e lo riportano immediatamente a Dio. Ecco che, dopo aver avuto un colloquio con un missionario, ho cominciato a camminare con i passi giusti nella Via che è il Signore. “Chi vale il Sangue di Cristo è colui per il quale Cristo è morto!”. E così anch’io ho scoperto di essere uno di coloro per cui Cristo ha versato tutto il suo Sangue! Da quel momento ad adesso sono passati già 5 anni anche se il ricordo è ancora così vivo. Attualmente frequento il II anno di Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana in Roma.
In questi anni ho svolto come apostolato il servizio presso la Mensa Caritas della parrocchia del SS. Corpo e Sangue di Cristo (RM) dove persone come noi, per certi aspetti più bisognose, per altri meno di noi, mi hanno insegnato che offrire il proprio ascolto, il raccontarsi, il condividere la propria storia valgono davvero la pena per superare alcuni degli ostacoli che quotidianamente viviamo. Oltre a tutto questo abbiamo svolto anche alcuni servizi di testimonianza presso il carcere di Rebibbia e quello di Viterbo; questo tipo di sofferenza mi ha offerto una riflessione molto ampia ed ha aperto il mio cuore a ciò che può essere lo sbaglio di una vita, uno sbaglio che, però, riesce ad essere perdonato o che nel tempo riesci a perdonarti, questa la cosa più difficile; ma la cosa più bella è stata vedere quanto i cuori possano aprirsi alla novità attraverso l’accoglienza di quel Dio che è Vita. Credo che il Signore possa operare cose meravigliose solo se ciascuno si rende strumento di elargizione e di grazie per la Chiesa ed il popolo di Dio
“Ora sei con Me: non devi temere”
Se mi guardo indietro e riguardo la mia vita, facendoci entrare Dio questa volta, subito mi rendo conto di come ci sia un filo rosso, lungo, e spesso, purtroppo, anche tanto annodato, che collega ogni avvenimento, ogni giorno, ogni momento, ogni incontro, ogni persona… Mi chiamo Andrea Velocci, ho 22 anni e vengo da un piccolo paesino di montagna, Veroli, in provincia di Frosinone, sono un seminarista dei Missionari del Preziosissimo Sangue ed ho appena concluso il mio II anno di teologia. Da sempre molto attivo in parrocchia, tra spettacoli e catechismo, coro e gruppo giovani, feste e sagre di paese, come ogni “buon” adolescente che si rispetti arriva anche per me, intorno ai 14 anni il momento delle grandi domande, della ricerca di quel senso, dei troppi perché, come quelli dei bambini che iniziano a scoprire il mondo, ma questa volta pesavano un po’ di più, e soprattutto facevano arrovellare anche di più il cervello: tutto mi sembrava superfluo, a parte la gioia di essere con gli amici (“i PàNazaret sono tipi tosti”, dicevamo)… a tutto il resto non ci credevo, ormai, più molto. “Sono felice nella mia tristezza” era la frase che più ripetevo, con tutta la convinzione che si può avere a 14 anni. Tante domande, poche risposte. Tanta rabbia, “in fin dei conti non ho mai fatto del male a nessuno, non ho mai nemmeno chiesto niente a Dio, che non mi serve, e perché lui si sta sfogando con me, così?” E il tempo passava, e le domande aumentavano, e la mia cameretta diventava l’unico posto sicuro, lontano da tutto e da tutti, soprattutto da quegli occhi indiscreti, che guardano, capiscono e chiedere: “perché?”. Poi, il 29 febbraio del 2008 (giorno abbastanza particolare, come se il Signore volesse dirmi: “ehi, così vediamo se anche sta volta lo dimentichi”) l’ho toccato con mano. Era un venerdì, molto freddo e piovoso, uno di quelli che ben fa da contorno a scene di questo genere nei film più drammatici, e per l’ultima volta ho salutato mio fratello, Francesco: lì, su quel letto, le nostre mani si sono strette, tutto il resto taceva. Eravamo io, lui, e un crocifisso al muro. Non ero pronto a volare, ancora, non ero ancora capace nemmeno ad aprire le ali, ma era il momento, e un po’ come le mamme rondini, Francesco, Gesù, mi ha dato una spinta e in quel momento avevo due scelte: o schiantarmi al suolo, o provare a solcare il cielo! “Stanco del mio niente cercavo verità”, e forse l’avevo trovata questa volta. Ma purtroppo non era ancora il momento del lieto fine, come quello che si legge nelle favolette. Una morte è una morte, sempre, e capire come questo seme possa portare frutto non è sempre così immediato, e sicuramente è meno immediato delle conseguenze peggiori che la morte porta. Eppure il Signore continuava a lavorare, giorno dopo giorno, e come quella rondine, pezzo di paglia, dopo pezzo di paglia, continuava a costruire il nuovo nido, la nuova casa. E così, nel 2011, mentre ero seduto su di una panchina, davanti l’oratorio, nel quale però non entravo più da tempo (era troppo da “sfigati”), con le cuffiette alle orecchie, un tipo, abbastanza strano, che tutto poteva sembrarmi, tranne che un “mezzo-prete”, un seminarista dei Missionari, a me sconosciuto, mi si lanciò letteralmente sopra gridando: “ehi, che hai? Ma a 14, 15, 16 anni, o quanti ne hai, perché non sorridi?”. Ero irritato all’inizio, un po’ snob e infastidito da quella presenza intorno, eppure da quella domanda, da quel saluto, tutta la mia vita iniziò a prendere un senso. E un senso diverso, nuovo. Quello che è successo dopo è un susseguirsi di incontri con i Missionari: viaggi Frosinone-Roma in treno, “passeggiate” Veroli-Albano Laziale, nuove amicizie, la prima missione da missionario laico per la quale sono partito con la mia ragazza (che non ringrazierò mai abbastanza per avermi aiutato ad aprire gli occhi e farmi capire, che forse, la vita di coppia non era la mia vocazione) e sono tornato single e desideroso di donarmi al Signore, giri per l’Italia dalla Sicilia alla Romagna, incontri con tanti giovani, e una sola nuova consapevolezza: tutto quello che cercavo e che mi mancava era Gesù, vivo e vero, un incontro con una persona reale, e non più solo “un’ideologia”. Ovviamente non è stato semplice, ma quella voce era forte, più forte di tutto il trambusto che circondava la mia vita, la mia storia, la mia famiglia. Tutto prendeva un volto nuovo, e anche il mio di volto era nuovo: il desiderio di gridare quella gioia che invadeva la mia anima!! … E così, terminato il liceo durante il quale contavo i giorni che mancavano a quel 3 novembre 2013 (il mio ingresso nella prima comunità C.PP.S., la comunità di Accoglienza di Albano Laziale) ho deciso di cambiare tutti i piani che da anni avevo già fatto per seguire quel Maestro che continuava a ripetermi “vieni e seguimi Andrea, non avere paura”.
“Incontri che cambiano la vita”
Mi chiamo Vito, ho 24 anni e sono un seminarista dei Missionari del Prez.mo Sangue, vi voglio raccontare come la mia vita sia cambiata gradualmente per mezzo di un semplice incontro in chiesa, che a poco a poco mi ha portato ad entrare in Seminario.
Come la maggior parte dei ragazzi, dopo la cresima ho abbandonato il discorso “conoscere Dio”, anche se la domenica andavo a Messa per sentirmi a posto con la coscienza. Un giorno – non so come fossi riuscito a convincermi – andai in chiesa di martedì, per un motivo che neanche ricordo e quel giorno incontrai i Missionari del Preziosissimo Sangue. Il primo impatto fu molto brutto, io che ero una persona molto timida vedo arrivare questi missionari che, con un gran sorriso, mi invitavano continuamente ai loro incontri e alle attività che si svolgevano durante il giorno. Inizialmente rimasi indifferente, ma la gioia che avevano nel fare tutte quelle attività per Dio mi turbò profondamente. La forza di andare per le strade per coinvolgere tutti i giovani e le loro prediche che ti portavano a farti delle domande sulla tua stessa vita, fu qualcosa che andò a smuovere dentro di me qualcosa: una sensazione mai provata. Questo per me fu sconvolgente, perché, nella mia concezione di chiesa, non v’era questa visione. Da quel giorno cominciai a seguire tutte le attività della Missione.
Dopo quelle esperienze, nella mia vita cominciò a nascere il desiderio di capire se quella era la mia vocazione: non so perché era nata quella domanda, forse per la prima volta avevo messo al primo posto della mia vita la felicità. In quel periodo avevo 15 anni e l’idea della vocazione sacerdotale mi faceva molta paura: sia per i miei amici che per i miei genitori; ma questa domanda, nonostante la paura, rimase dentro me. Dopo quell’esperienza con i Missionari la mia vita è andata avanti arrivando poi a toccare il fondo qualche anno dopo: riempendo la mia vita di divertimenti e serate ai pub che occupavano la maggior parte della mia vita. Avevo 18 anni ed era l’ultimo anno di scuola superiore: continuavo il mio discernimento vocazionale, ma il tempo delle scelte si faceva ormai breve. Così, un giorno mi arriva una chiamata inaspettata da don Domenico D’Alia, direttore della Pastorale Giovanile e Vocazionale del tempo e mio Padre Spirituale in quel periodo, che mi dice che è arrivato il momento della mia vita dove bisogna prendere una decisione importante perché dopo il diploma si cominciano a presentare davanti delle scelte importanti. Dopo quella chiamata, riflettei e dissi a me stesso che dovevo per forza mettere i miei di fronte alla mia possibile scelta e cominciare così a dar voce al fuoco della vocazione che ardeva dentro di me e che io tentavo di spegnere. Lo dissi ai miei e inaspettatamente ci fu una risposta molto positiva dicendomi, che dovevo fare quello che mi rendeva felice: li rivalutai tanto i miei genitori! Così dopo un anno di ulteriore discernimento attraverso incontri di orientamento vocazionale, esercizi spirituali e dopo l’accoglienza, ho deciso di entrare in Seminario: e posso dire con certezza che sto vivendo la vocazione per cui sono stato chiamato e mi sta facendo vivere la mia vita con un senso pieno. Il mio primo d’anno d’accoglienza è servito a conoscere la congregazione e a darmi il tempo per scoprire più in profondità la mia vocazione. Ho trascorso già 6 anni di formazione e adesso comincio il mio quinto anno dove le mie esperienze e la mia formazione passano attraverso lo studio alla Pontificia Università Gregoriana ed esperienze pastorali. Durante il mio primo anno come primo compito sono stato assegnato al servizio Caritas della Parrocchia di Corpo e Sangue di Cristo dove il lavoro svolto con i poveri ha fatto crescere dentro di me il valore del fare la carità. Nel secondo anno sono stato assegnato alla Parrocchia San Gaspare del Bufalo dove ho collaborato con i Missionari presenti nella comunità, lavorando con il Gruppo Giovanissimi USC. Questa esperienza è stata molto formativa perché le problematiche degli adolescenti di oggi sono molto gravi e posso dire che è stata un’esperienza bellissima dove sono cresciuto nel rapportarmi ai giovani, cercando di essere per loro come un fratello maggiore che doveva dare il buon esempio. In questi due anni ho anche collaborato con la pastorale giovanile nelle animazioni e nei diversi lavori per il Convegno Giovani USC, in cui ho avuto la possibilità di sperimentare cosa vuol dire lavorare in collaborazione con altri.
Ciao a tutti! Mi chiamo Antonio Morgillo, ho 20 anni e sono originario di Arienzo, un paese della provincia di Caserta.
Come tanti ragazzi della mia età ricevuto il sacramento della prima comunione mi sono allontanato dalla Chiesa, ritornandoci qualche anno dopo per ricevere la cresima e dirle un ulteriore arrivederci.
Il 12 Novembre 2016, era un Sabato, mi trovavo in parrocchia per frequentare il secondo anno del corso di cresima, con la speranza mia e di tanti miei coetanei che finisse al più presto, per dare il nostro saluto alla Chiesa a sacramento ricevuto. Ciò che ignoravo è che nel mio paese a distanza di due mesi da un’animazione missionaria, alla quale non ebbi modo di partecipare, erano tornati alcuni di quei missionari di cui avevo tanto sentito parlare dai miei amici. In quello stesso giorno, uscito annoiato dal corso di cresima vado all’oratorio parrocchiale per raggiungere alcuni miei amici che erano andati lì per salutare i missionari. Arrivato all’oratorio incontrai un missionario del Preziosissimo Sangue, un sacerdote pieno di una gioia contagiosa ben diversa da quella frizzante alla quale ero abituato. Guardando quel sacerdote pensavo tra me e me: “questo sì che è un uomo felice!”. Quella sua gioia e quella sua felicità mi interrogarono molto. Avevo tanti hobby ed amici, giocavo a calcio ed ero capitano della mia squadra…In fin dei conti non mi mancava nulla…eppure tra le tante cose che avevo non mi sentivo felice come quel prete.
Decisi di iniziare a cercare quella felicità frequentando il gruppo giovani parrocchiale e partecipando ai vari incontri che organizzavano i missionari (convegni giovani, orientamenti vocazionali e formazione per missionari laici).
Frequentando i missionari iniziai sempre più ad affascinarmi alla persona di Gesù e grazie all’aiuto del mio padre spirituale imparai a conoscerLo e a fare esperienza di Lui nella preghiera. Stando con Gesù iniziavo a comprendere da dove venissero la gioia e la felicità di quel missionario che avevo incontrato: “nel rapporto con Dio” alla luce del quale tutto assume sapore.
Avevo scoperto la bellezza di avere un rapporto con Dio ma l’idea di farmi prete o di iniziare un cammino del genere era solo una fantasia che preferivo allontanare appena quest’ultima mi si presentava davanti. Infatti, appena un amico (tante volte per scherzare) mi diceva che ero portato per questa strada mi arrabbiavo parecchio e preferivo cambiare argomento.
Poi però alla luce del mio rapporto con Dio e grazie ad un cammino di discernimento vocazionale l’argomento di una vita sacerdotale si fa sempre più spazio nel mio cuore, anche se un po’ per paura e un po’ per incostanza non cerco mai di scendere del tutto in profondità.
La svolta avviene quando decido di partecipare ai miei primi esercizi spirituali, svolti a Pesaro nel Settembre del 2018. In quel tempo di grazia, guidato dalla Parola di Dio, feci esperienza di un Dio che sa amare e guardare là dove credevo di non meritarmi nulla: nelle parti più buie e ferite di me. Mi sentii per la prima volta amato per quello che ero. Desiderato non per i miei pregi o talenti, ma scelto da un Dio che non voleva solo una parte di me (quella forte e coerente) ma tutto il pacchetto.
Alla fine di quell’esperienza sentivo la convinzione che la mia gioia e la mia felicità fossero nel seguire Gesù e donare la mia vita completamente a Lui.
E così il 12 Gennaio 2019 iniziai il cammino di discernimento con la comunità d’accoglienza CPPS ad Albano Laziale. Un cammino durato un anno e cinque mesi, grazie al quale ho avuto modo di curare e far maturare il mio rapporto con Dio e di iniziare a fare verità su me stesso, con il desiderio di voler conoscere “tutta la persona” che Dio avesse scelto.
Oggi il cammino alla sequela di Gesù continua in Seminario Maggiore CPPS con la consapevolezza di essere guidato e accompagnato da quel Dio pieno di misericordia che si lascia incontrare nell’umanità ferita di uomini e donne, che non rinnega di chiamare suoi figli.
Sono Davide, ho 22 anni, sono il secondo di una famiglia di sei figli e vengo dalla parrocchia di san Gaspare del Bufalo a Roma.
La mia ricerca vocazionale nasce in un età tanto giovane quanto incosciente. Infatti ho da sempre vissuto e respirato sia fuori che dentro casa aria di chiesa, frequentando già da bambino la parrocchia tra il catechismo e le iniziative parrocchiali e parallelamente la comunità neocatecumenale di cui i miei genitori fanno parte. La mia infanzia quindi procede nel fantastico mondo dei bambini finché non inizia il periodo dell’adolescenza che porta cambiamenti e con questi turbamenti, tra gli altri anche quello che finito il catechismo con la cresima sarebbe finito il mio cammino cristiano, o meglio si sarebbe ridotto alla messa domenicale per accompagnare la nonna. Con mia grande sorpresa scopro che proprio in parrocchia venivano dei seminaristi dei Missionari del Preziosissimo Sangue che si erano messi a disposizione del parroco per seguire i giovani in un percorso fatto ad hoc per loro; non ci potevo credere, tantomeno quando ho ricevuto l’invito per partecipare ai loro incontri! Già dopo il primo incontro mi sentivo innamorato di questa dinamica, e più di tutto mi colpì subito l’intesa e il bene che c’era tra questi seminaristi e alla base delle attività catechetiche e ludiche che ci proponevano.
Dopo circa due anni mi viene proposto di partecipare ad una settimana di animazione che si sarebbe tenuta quell’anno e lì si accese la miccia che diede avvio ad un cammino profondo, una confessione indimenticabile, che mi portò ad immergermi ancora di più nel mio cammino cristiano (e anche vocazionale, ma ancora non lo sapevo).
Dopo circa due anni, continuando a camminare con il mio gruppo giovani, mi viene proposto dai miei genitori di seguire le catechesi introduttive del cammino neocatecumenale per iniziare un mio cammino personale con una mia comunità: la cosa mi allettava molto per la bella esperienza che avevo fatto con la comunità dei miei genitori, ma già poco dopo mi accorsi che stavo portando avanti due cammini paralleli, la comunità e il gruppo giovani, che mi portavano a stare con due piedi in una scarpa, quindi dopo due anni e un po’ di discernimento, sentendo che il mio cuore era sempre costantemente attratto da quei seminaristi e dal loro stile di vivere e di annunciare Cristo, decido di lasciare la comunità neocatecumenale per continuare il cammino in parrocchia.
Dopo altri due anni di cammino, continuando a fare esperienze legate proprio ai Missionari del Preziosissimo Sangue come ritiri ad Albano Laziale, varie attività estive ma anche il partecipare ad alcune loro ordinazioni sacerdotali continua ad alimentare quel fuoco che si era acceso diversi anni prima e a spingermi a stare con loro, a desiderare di poter vivere in prima persona quella bellezza. Poi il cammino che mi aveva accompagnato per tanti anni cambia, o meglio, io mi accorgo che voglio altro: poco prima di compiere i 18 anni i sacerdoti della mia parrocchia propongono un nuovo cammino ai giovani, quello dei Dieci Comandamenti e io decido di intraprendere questo cammino, un po’ anche per curiosità. Nel frattempo mi fidanzo e porto avanti la mia vita quotidiana, nel 2017 mi diplomo e finisco il ciclo di incontri dei Dieci Comandamenti a cui segue l’inizio del cammino dei Sette Segni e inizio gli studi di fisica all’università. Questa quotidianità spesso un po’ frenetica e l’essermi fidanzato mi portano a dedicare meno tempo alla mia vita spirituale ma soprattutto ad accantonare quella domanda vocazionale che mi portavo dentro e che era cresciuta con me negli anni.
Dopo la fine di questa relazione decido di rimettermi con tutto me stesso a servizio della parrocchia, fino ad accantonare quasi completamente i miei studi, perché sentivo che in fondo il mio cuore si sentiva a casa lì; riprendo in mano la mia preghiera ma soprattutto la direzione spirituale, e dopo qualche mese, alla fine di una veglia di adorazione, con la massima semplicità e naturalezza sento che nel cuore mi ritorna quella domanda: ”Come vuoi spendere tu la tua vita?”; senza cercarla sentii che era ritornata nel mio cuore questa domanda, di quale forma volevo assumere io, come volevo stare nella vita per poter amare l’altro; e dopo un profondo discernimento che mi ha aiutato anche a fare chiarezza su quei piccoli episodi del mio passato in cui ho riconosciuto il passaggio di Dio, alla fine di un ciclo di esercizi spirituali nel 2019 decido di iniziare il mio cammino di discernimento all’interno della congregazione. Inizia così il 31 Ottobre 2019 il mio anno di Accoglienza al santuario dei Missionari di Albano Laziale che mi ha portato a conoscermi meglio, ad approfondire ulteriormente il mio discernimento ed a consolidare questa scelta tanto grande da far paura ma allo stesso tempo troppo bella per non essere colta.
Così ora, grato a Dio per avermi donato questo cammino, inizio questo cammino nel Seminario maggiore dei Missionari del Preziosissimo Sangue, cercando di rimanere sempre attaccato a quel Padre che mi ha chiamato perché stessi con Lui.